QUANDO KEITH HARING DISEGNAVA NELLA METRO INSEGUITO DALLA NYPD
Parliamo spesso di hip hop, questa volta vogliamo portarvi alle origini. Tre coordinate: una spaziale (le fermate della subway di New York), una temporale (quinquennio 1980-1985) e una culturale (la street art); ora se unite i puntini esce il nome di Keith Haring.
Keith aveva fatto i 600 km che separano Pittsburgh da New York senza un lavoro, senza un degree e senza un penny, gli piacevano le droghe, l’alcol e i nightclub (in particolare il Club 57, noto ritrovo di artisti e musicisti), insomma non il vestito migliore per sfondare nel complesso mercato newyorkese.
Occasioni poche, mostre sporadiche, amicizie complicate Haring non cercava una cornice in un museo o un’etichetta in una galleria ma uno spazio urbano - nel Queens si vedevano i primi graffiti – per celebrare l’accessibilità totale, democratica, incondizionata all’arte. L’artista non è un genio perché disegna bene, sarebbe pieno, ma gioca sull’intuizione, sull’inaspettato, sul concetto creativo; così alla fermata della metro di Coney Island nota uno spazio pubblicitario vuoto e inizia a disegnarci.
Sarà il primo di 5.000 disegni che, tra l’80 e l’85, lo porteranno alla ribalta, un'ossessione quotidiana e ripetitiva: prendeva la metropolitana, cercava questi spazi vuoti e disegnava velocemente, per poi salire sul treno successivo prima cha la polizia lo beccasse. Mirabile esempio di come territorio e società influenzino fattualmente l’arte: vocabolario lineare ridotto e inventario di immagini immediatamente riconoscibili sono una necessaria scelta estetica per non finire dietro le sbarre di Rikers.
Nasce così uno degli artisti più significativi dell’hip hop, morto di AIDS a soli 31 anni, padre di personaggi come the barking dog e il radiating baby, che magari oggi vedete su qualche stupida maglietta ma che nascondono anche aspetti più oscuri, inclusi temi generalizzati di oppressione e abuso di potere.